4896.
(Poesia
- Arcadia
- Fivizzano)
AA. VV.
Omaggio poetico in morte di D. Antonio Di Gennaro Duca di Belforte e Cantalupo, Principe di S. Martino, Marchese di S. Massimo &c., tra gli arcadi Licofonte Trezenio
(Napoli), s. t., (1791).
Euro 230,00
In-4° (28 x 22,2 cm), pp. CLXXXIV, copertina moderna. Al frontespizio, vignetta di 6,6 x 4,8 cm, a p. CLXXXIII vignetta di 9 x 6 cm, entrambe incise dal Brun. Con un ritratto fuori testo di Antonio Di Gennaro disegnato da Raffaello Gioia e inciso dal Morghen. Con numerose testatine, finalini e fregi. Nel margine esterno del foglio con le pagine CXI-CXII, lontano dal testo, piccolo strappo, senza perdite, ben rimarginato con carta giapponese. Alcune carte arrossate, per il resto ottimo esemplare, dagli ampi margini.
Rara opera che include tre scritti di Giovanni Fantoni in prima edizione. Giovanni Sforza, nel suo Contributo alla vita di Giovanni Fantoni (Labindo), descrive il libro con queste parole: «Edito a Napoli nel 1791, per cura del Canonico D. Giovanni De Silva de' marchesi della Banditella, fra gli arcadi Rasimo Dipeo, che vi premise l'Elogio del duca di Belforte [pp. V-XXXIV]. Il Fantoni v'inserì i seguenti componimenti: "Al cavaliere Bartolomeo Forteguerri. Di Labindo, Met. Or. Comp. I. Coriamb. 2 Esam. Eroic. Ode". Forteguerri non cedere. pp. CXVI-CXVIII. - "Del medesimo. Alla tomba, notte". Urna, sacra al mio cuor, pp. CXVIII-CXXI. - "All'eruditissimo uomo Gennaro Di Vico, amico suavissimo di Labindo, elegia". Desine, Vice meum, lacrimis, pp. CLXII-CLXIII. - "Di Labindo [iscrizione] scolpita in marmo in una cappella gentilizia di sua famiglia nel tempio dei PP. Osservanti in Carrara", p. CLXXXIII. - Il nepote [III, 63-64] riporta l'elegia, ma non l'iscrizione. Trovandosi in un libro molto raro, la trascrivo: Antonio · de · Ianuario | patricio · neapolitano | Belifortii · Duci | viro · vati · philosopho | amico · incomparabili | Labindus | moerentis · sodalitii · pignus | inani · tumulo | m · h · p · i · - Giovanni De Silva, che del Duca fu non solo "l'amico", ma "il compagno", lo fece conoscere al cugino Labindo, che subito entrò in familiarità grande con lui. Antonio Di Gennaro, Duca di Belforte e Cantalupo, Principe di San Martino, Marchese di S. Massimo, ecc. nacque a Napoli il 27 settembre 1717 da Francesco Andrea e da Marianna Brancaccio de' Duchi di Ruffano; venne educato a Roma nel Convitto Clementino; e a Roma conobbe il Lorenzini, che gli aprì le porte dell'Arcadia, dove prese il nome di Licofonte Trezenio. Facile verseggiatore, ebbe una passione vera per la poesia e istituì una specie di accademia poetica nella sua splendida villa di Mergellina, lieto ritrovo di amici, che ospitava con signorile gentilezza e dove più volte andò pure Labindo ... Dopo la sua morte, avvenuta il 25 gennaio del 1791, ne furono raccolti i componimenti poetici». Cfr. G. Sforza, Contributo alla vita di Giovanni Fantoni (Labindo). Appendice IV. Saggio d'una bibliografia delle opere di Labindo, in «Giornale storico e letterario della Liguria», Volume IX 1908, pp. 37-175, alle pp. 61-62; Poesie di Giovanni Fantoni fra gli arcadi Labindo, Italia, 1823, vol. III, pp. 63-64.